Nel 1942 Benedetto Croce scrive un breve saggio dal titolo eloquentissimo: Perché non possiamo non dirci cristiani.
Le argomentazioni in esso contenute sono mirabili ed ineccepibili. Il cristianesimo ha permeato in maniera così profonda le coscienze dell’occidente, che è veramente impossibile essere riusciti a sfuggirne.
Inutile dire che il cristianesimo ha sapientemente sfruttato argomentazioni filosofiche molto antecedenti, per dare struttura ad un pensiero inizialmente povero di teoresi.
Sicuramente è stato utilizzato Platone (con una evidentissima forzatura) e la sua teoria delle idee per dare forza ad un ordine sovrasensibile a dispetto dell’ordine che possiamo definire sensibile.
Eppure Nietzsche nella Gaia Scienza (passo n. 125) del 1882 in maniera così chiara pronuncia una profezia folgorante:
“Non avete mai sentito parlare di quell’uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una lanterna, si recò al Mercato e incominciò a gridare senza posa: «Cerco Dio! Cerco Dio!» Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro grande ilarità. Uno disse: «L’hai forse perduto? », e altri: «S’è smarrito come un fanciullo? Si è nascosto in qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si è imbarcato? Ha emigrato?»
…… A questo punto l’uomo pazzo tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori; anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi spegnendosi. «Vengo troppo presto, disse, non è ancora il mio tempo.»
Questa sentenza, come suggerisce Heidegger in uno dei suoi celebri “Sentieri interrotti” oltre ad avere un carattere eminentemente profetico, finisce per descrivere il tramonto di un sistema di valori, ovvero la fine di una prospettiva, di un angolo visuale che pretendeva di osservare e comprendere il mondo.
A 131 anni dalla profezia di Nietsche, possiamo negare questa intuizione che forse all’epoca sembrò stravagante?
«Che sono ormai piú le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?»