Io ero pessimista nei confronti dell’ananas, non l’ho mai sopportato, non mi ha mai ispirato, poi un bel giorno non so bene per quale alchimia mi è piaciuto, ed anche tanto.
La diatriba è antica, il tempo cambia il corpo e la propria mente, la verità è hegelianamente in cammino, eppure io sono convinto che esiste una irriducibile profonda ossatura immodificabile.
Per quanto si possa essere animati da speranze di cambiamento, non è il mio caso, bisogna fare i conti con quel residuo, quello zoccolo duro, quella struttura originaria, certamente mediata dall’esperienza della vita.
Insomma si cambia certamente, ma non fino in fondo, con tutte le conseguenze del caso.