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In una discussione animata con un avvocato penalista, per la verità molto intelligente, è emerso l’inevitabile conflitto etico tra consapevolezza della colpevolezza dell’imputato e necessità si difenderlo. Nel momento in cui il delitto è particolarmente efferato, il problema  etico della sua difesa mi sembra ineludibile, allo stesso tempo la necessità della sua difesa resta altrettando deontologicamente necessaria. La questione che io muovevo era relativa al fatto che una qualsiasi affermazione generale finisce per non avere necessariamente potenza individuante rispetto a questioni particolari. In poche parole, il tentativo di comprendere la realtà attraverso delle affermazioni di ordine generale, finisce per configurarsi come un’operazione che non tiene conto della molteplicità del reale. Le generalizzazioni sono come delle teorie scientifiche che crollano pietosamente quando vengono falsificate. La cosa inquietante era la spocchia, confusa ed autoritaria del suo pensiero, per la verità molto misero…

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