ah ah ah

astici a corda

Le cucine a vista dei ristoranti mi hanno sempre colpito particolarmente.
Una finestra su di una fucina vivissima dove la materia viene raffinata o semplicemente lasciata essere.
Sabato mi sono affacciato su di una cucina di un ristorante al mare. Davanti a me una montagna di astici uno sull’altro e seduto a contemplarli in maniera malinconica un uomo anziano, lo chef. Barba bianca, occhi piccolissimi e un fazzoletto malamente annodato alla gola. La cucina in realtà non è il suo luogo di elezione. A cucinare sono due cuochi marocchini bravissimi mentre il vero chef, il fratello maggiore dopo anni di fornelli si è trasferito in sud america, fuma havana e beve solo calvados. Si sa il ristorante lo fa lo chef, ragion per cui è il fratello minore a sostituirlo, per intenderci quello che non è stato mai bravo a cucinare, quello a cui piacevano le moto e bighellonava con le ragazze tutto il giorno, ma ha avuto la sventura di essere molto somigliante al fratello maggiore.
Così se ne sta tutto il giorno in una cantina buia a dare la carica ad astici meccanici, sale in cucina solo per tranquillizzare i clienti e fargli credere che è ancora lui a cucinare.
Il suo sguardo si fa più malinconico ogni giorno che passa, beve di nascosto wisky sperando che la giornata finisca presto.

Io nel frattempo mi sono seduto, è arrivata l’orata e per prima cosa ho messo da parte le sue sue delicatissime guance, sorrido di gran gusto e ripenso a ginostra, alla chiesa e alla sua terrazza sul mare.

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One thought on “astici a corda

  1. Bene! Eccomi qua. Su gentilissimo tuo invito.
    Gentilissimo perchè è per me sempre bello ritrovarsi a ragionare sulle cose con un compagno di viaggio. E anche perchè, e vengo subito al punto, si sta bene tra queste poche righe.
    Cerco di non fermarmi alla superficie della prima impressione: il testo è accogliente, la prosa modulata con ritmo e armonia lessicale. Qualcosa va rifinito nella punteggiatura che, è vero, può essere gestita con grande libertà, ma se meno immediata e più rifinita su alcuni passaggi, può realizzare ulteriore pregio al testo.
    Certamente il racconto breve ha una sua essenzialità. Io stesso, in alcune sperimentazioni passate – ma non troppo passate – ho adottato questa sorta di riduzione a poche inquadrature di un processo che è la vita, difficile da contenere comunque nella forma letteraria. Ciò non toglie che mi sento di consigliarti in questo senso: la definizione del protagonista risiede evidentemente nel suo essere “fratello minore” e sostituto, in conseguenza di un evento passato. Il racconto sotto questo punto di vista è sbilanciato nell’antefatto e lascia sì intatta la curiosità di conoscere ancora e immaginare per riempire, tuttavia può anche dar la sensazione di una comunicazione pigra, poco incline a curare il lettore fino al cuore dell’atto estetico. La voce narrante è però assai delicata e si congeda meravigliosamente, riconciliando il breve tratto percorso.
    Ecco, queste le mie considerazioni su questo breve racconto. Provo a procedere con l’altro che mi hai indicato! ;-)
    A.

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