libri

Storia naturale di una famiglia

La casa editrice Einaudi è sempre l’Einaudi, non c’è che dire.
Eppure proprio non vedo come si possa elogiare un libro come quello di Ester Armanino. Mi sono fatto ammaliare da una recensione, non ricordo di chi, complice anche la voglia di voler mettere da parte la saggistica e leggere finalmente un romanzo.
Capisco che si tratta di un esordio di una giovane scrittrice genovese, ma proprio non riesco a coglierne la sostanza. Una prosa piuttosto banale, a metà tra romanzo di formazione e confessione intima, descrizione di un percorso di crescita che dal dolore assoluto conduce a spiragli forniti dall’amore adolescenziale.

Manca di freschezza, forse anche di idee, lascia solo abbozzate descrizioni ingenue di sentimenti ed emozioni di una bambina prima e di una giovane donna poi.

Standard
too much...

La volpe e l’uva

“Che fame!” esclamò la volpe, che era a digiuno da un paio di giorni e non trovava niente da mettere sotto i denti; girellando qua e là, capitò per caso in una vigna, piena di grappoli bruni e dorati.

“Bella quell’uva!” disse allora la volpe, spiccando un primo balzo per cercare di afferrarne un grappolo. “Ma com’è alta!” e fece un altro salto. Più saltava e più le veniva fame: fece qualche passo indietro e prese la rincorsa: niente ancora! Non ce la faceva proprio.

Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla e che, continuando così, avrebbe potuto farsi deridere da un gattino che se ne stava a sonnecchiare in cima alla pergola, esclamò: “Che brutta uva! È ancora acerba, e a me l’uva acerba non piace davvero!”.

E si allontanò di là con molta dignità, ma con una gran rabbia in cuore.

Esopo, Favole, Bur.

Standard
emotional landscapes

conversazione con un libraio

Ero alla ricerca di due volumi di Storia della Filosofia di Nicola Abbagnano, che sebbene stampati nel 2005 risultavano esauriti all’editore (Utet, finita nelle mani della DeAgostini), spesso mi domando perchè i volumi di Giovanni Reale invece siano sempre disponibili….
Ad ogni modo su indicazione di una gentilissima commessa della Feltrinelli di Largo Argentina, mi reco in Viale Ippocrate ed entro nella prima libreria che trovo ovvero La Scaletta.
Si tratta di una modestissima feritoia da cui si vede un uomo dagli occhi vivissimi, praticamente sepolto dai libri. Si chiama Raffaele, e si dimostra subito interessato alla mia richiesta, apre una teca e tira fuori esattamente quello che cercavo.
Io sono senza parole, vorrei ringraziarlo in ogni modo, ne nasce una meravigliosa discussione in cui mi parla della fatica del lavoro di libraio nell’età di Amazon, con grande acume non ha alcuna pretesa di fermare il tempo attraverso maledizioni nei confronti di internet, anzi ne tesse le lodi in maniera ineccepibile.
Io mi sono accomodato su dei grandi tomi di Anatomia Generale e ascolto il suo racconto con le lacrime agli occhi. Mi racconta di un piccolo decalogo che ha scritto per elogiare l’acquisto di libri in piccole librerie, si affretta a dirmi che non è tutta farina del suo sacco ma si è ispirato ad un altro scritto da un’altra libreria. Quest’ultimo dettaglio a mio avviso ha scarsa rilevanza, l’importante è per me aver incontrato finalmente uno degli ultimi librai che ci sono in circolazione, capace non solo di interrogare un database, ma di raccontarmi a memoria come La scienza della logica di Hegel non sia più ristampata, oppure che molte opere di Aristotele siano esaurite.

Quando faccio per uscire mi si avvicina e mi regala una matita ed un blocco di carta e mi dice: “Ti possono tornare utili se ti si scarica l’Ipad”.

Standard
filosofia

vanità

“Non sapevo che fosse così difficile morire. Durante tutta la vita mi sono sforzato di eliminare qualsiasi vanità. E proprio adesso che ho percorso tutta la strada, cosciente e responsabile dei miei compiti, adesso che con le conferenze di Vienna e di Praga, per la prima volta sono riuscito a rifarmi soltanto a me stesso del tutto spontaneamente e ho messo le basi di un piccolo inizio, ecco, devo interrompermi e lasciare il mio compito inadempiuto. Proprio adesso, alla fine, adesso che sono finito, so che dovrei ricominciare da capo”.

Edmund Husserl 27 aprile 1938.

Standard
filosofia

Lettera di Husserl a Löwith

“Forse Lei comprenderà che Scheler, Heidegger e così tutti gli ‘allievi’ di una volta, non hanno compreso il senso vero e profondo della fenomenologia – il suo senso trascendentale che è l’unico possibile – e tutto ciò che esso implica. Certo, non è facile impossessarsi di questo significato, ma io credo che valga la pena di tentare. Forse Lei riuscirà a comprendere che io, non per ostinazione, ma seguendo un’intima necessità, ho percorso da solo il mio cammino per così tanti anni – un cammino che io sostengo in una nuova dimensione di domande e di risposte – e per quale motivo abbia ritenuto che l’oscuro misticismo della filosofia esistenziale alla moda e del relativismo storicistico, con la sua pretesa superiorità sono il fiacco fallimento di una umanità divenuta priva di forze, che si è sottratta all’enorme compito che il crollo dell’ ‘età moderna’ nella sua totalità poneva ad essa e che ancora pone: a noi tutti.”

(Lettera di E. Husserl a K. Löwith, Febbraio 1937)

Standard