ah ah ah

astici a corda

Le cucine a vista dei ristoranti mi hanno sempre colpito particolarmente.
Una finestra su di una fucina vivissima dove la materia viene raffinata o semplicemente lasciata essere.
Sabato mi sono affacciato su di una cucina di un ristorante al mare. Davanti a me una montagna di astici uno sull’altro e seduto a contemplarli in maniera malinconica un uomo anziano, lo chef. Barba bianca, occhi piccolissimi e un fazzoletto malamente annodato alla gola. La cucina in realtà non è il suo luogo di elezione. A cucinare sono due cuochi marocchini bravissimi mentre il vero chef, il fratello maggiore dopo anni di fornelli si è trasferito in sud america, fuma havana e beve solo calvados. Si sa il ristorante lo fa lo chef, ragion per cui è il fratello minore a sostituirlo, per intenderci quello che non è stato mai bravo a cucinare, quello a cui piacevano le moto e bighellonava con le ragazze tutto il giorno, ma ha avuto la sventura di essere molto somigliante al fratello maggiore.
Così se ne sta tutto il giorno in una cantina buia a dare la carica ad astici meccanici, sale in cucina solo per tranquillizzare i clienti e fargli credere che è ancora lui a cucinare.
Il suo sguardo si fa più malinconico ogni giorno che passa, beve di nascosto wisky sperando che la giornata finisca presto.

Io nel frattempo mi sono seduto, è arrivata l’orata e per prima cosa ho messo da parte le sue sue delicatissime guance, sorrido di gran gusto e ripenso a ginostra, alla chiesa e alla sua terrazza sul mare.

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estasi a 24.90


Supermercato, Milano ovest. Mi imbatto in questo costume curioso. Un giovane indossa un saio domenicano o francescano non saprei dire. E’ in evidente stato di estasi (ex-stasis letteralmente stare fuori) pronto ad accogliere la verità. Sfere colorate gli fanno da sfondo e soprattutto un’aura verdina lo circonda a metà tra Star Trek ed un porno dei primi anni ’80. Altro che Santa Cecilia….

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Foodart – chef matteo torretta

Chiariamoci, il nome è veramente terribile, accostare cibo ed arte non ha nulla a che vedere con come io vedo la cucina. I tavoli del locale però sono belli, tavole uniche da 20 di rovere di slavonia massello, piacevoli da sentire al tatto e un bell’ albero di ulivo all’ingresso. Tutto super white, strizza l’occhio al minimal, e due camerieri che sembrano usciti fuori dallo showroom di Dolce e Gabbana. Insomma, dove sono finito? Il menu è gradevole graficamente, inziamo con dello champagne per amplificare leggermente i sensi. Uno dei due camerieri si contraddistingue per essere particolarmente poco simpatico, seguendo l’idea che l’essere un pò scortesi possa essere un deterrente positivo, come a dire voi siete qui per i piatti, loro si che hanno qualcosa da dire.

La mia scelta ricade su:
– I crudi di Matteo Torretta
– Orata con vellutata di zucca e mandarino

Dopo una fogliolina al sapore di ostrica, iniziamo a sorseggiare uno Chablis, che non ho scelto io e che non amo particolarmente. I crudi si presentano bene, per prima cosa succhio per bene la testa del gambero. Il suo sapore intenso mi fa impazzire, penso ai banchi di sicilia, al banco Inferno, alle saline di Trapani. Poi ricciola e uova di storione con aneto.
Arriva l’orata, un filetto alto che lascia pensare ad un pesce di taglia, non è d’allevamento per grazia di dio. La carne è soda e gradevole, il mandarino si sente appena e non guasta affatto.

Il dolce lo salto, passo ad una grappa di Teroldego visto che non hanno neanche Barbera, ripenso a Bianca, alla Giordania ed alla tabaccaia ma questo purtroppo non mi basta.

Cose che ho imparato:

– Mai lasciarsi ingannare dalla bellezza dei tavoli di un locale
– Il nome di un locale dice molto più di quanto si possa immaginare

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acqua santa

La prima volta che vidi una boccetta con dell’acqua santa fu perchè la porto mia nonna da un pellegrinaggio a Lourdes.
Ne rimasi molto colpito, insomma la foma della bottiglietta con le fattezze della madonna, il tappo blu, mi fecero un certo effetto.
Per quache motivo inspiegabile mia madre la mise in frigorifero. Pur essendo estate e quell’acqua non fosse certo da bere, finì lo stesso in frigo. La cosa incredibile è che rimase per almeno un anno lì, per il semplice fatto che nessuno ebbe mai il coraggio di buttarla.

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iChepresepe

Il mio amico Giacinto, per il mio compleanno mi ha regalato un’applicazione per Iphone dedicata a me. Si tratta della raccolta di 130 mie frasi celebri che hanno scandito i nostri quasi 3 anni di lavoro insieme. Devo dire che e’ stato uno dei regali piu belli che abbia mai ricevuto.

Grazie Gigio

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incaglio in corso monforte

Nella mia mia via ho spesso letto di situazioni in cui ci si incaglia sulle secche della complessità, una complessità ineludibile e semplicemente non semplificabile. Inoltre numerosi sono i casi in cui più semplicemente le navi si incagliano su secche anche in mare aperto, ma mai e poi mai avrei potuto immaginare che la linea 54 dell’atm potesse incagliarsi in corso monforte a milano…..

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Un classico del porno nascosto in un grande libro di filosofia

Exhibition: leggere non leggere

Where: Derbylius gallery, Via Pietro Custodi 16, Milan

When: 25 Nov/31 Dec 2009

Title: Un classico del porno nascosto in un grande libro di filosofia ~ mixed media

Book, Voltaire, Candide, deAgostini 1976

Ipod Touch 8 gb

Porn movie: Sensations directed by Lasse Braun 1975

Al contrario di quello che si potrebbe pensare quest’opera non ha alcuna portata concettuale. Vuole solo far riflettere sul fatto che si puo’ simulare la lettura di un libro, soprattutto se di filosofia,  mentre si gode di un gioioso porno.

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