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Dino Risi

Ho fatto un esame di coscienza. Non sono orgoglioso di me. Sono stato stupido, infedele, bugiardo, vile, ipocrita, fatuo, vanesio, indecente, annoiato, triste, invidioso, disperato. Ma anche buono, generoso, innamorato, fedele, allegro, sognatore, dubbioso, timido, ingenuo, ignorante, educato, rispettoso, onesto. Ho amato molto la natura, il mare, le donne, il cinema, il teatro, i viaggi, i libri, la musica, il vino, le fragole con la panna, gli spaghetti alla puttanesca, la cioccolata, le paste di mandorla.

Dino Risi, I miei mostri, Milano 2003

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Oramai solo un Dio ci può salvare

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Nel 1966 il giornale Der Spiegel intervista Heidegger nel proprio studio, l’intervista viene concessa dal filosofo solo a patto che venga pubblicata dopo la sua morte.
L’argomento è l’adesione al nazismo del filosofo con la scrittura del Discorso sulla autoaffermazione dell’università tedesca del 1933.
Sebbene nasca da questa esigenza chiarificatrice, il vero nucleo dell’intervista in realtà si rivela essere l’enunciazione del destino della filosofia ovvero della sua fine.
Tematica che viene approfondita in maniera geniale in una conferenza del 1964 La fine della filosofia ed il compito del pensiero.
L’idea che emerge in tutta la sua lucida potenza è che la filosofia è alla fine, il che non significa assolutamente che è “venuta meno” o che sia semplicemente cessata. La fine della filosofia significa l’esser pienamente giunta al suo compimento nelle sue possibilità estreme. Mostrando allo stesso tempo la grandezza del suo progetto ed il suo limite.

Le scienze hanno soppiantato la filosofia, nelle scienze la filosofia si è dissolta.
Proprio partendo da questa lucidissima presa di coscienza ne corrisponde uno scenario ben preciso ovvero che il filosofo non è più in grado di mostrare alcuna via, alcun percorso alternativo.
La tecnica ha realizzato se stessa in maniera invincibile, la filosofia non è più in grado di prospettare delle strade alternative ammesso che ve ne siano, e proprio giunti a questo punto non resta altro che accolgliere l’idea che: Oramai solo un Dio ci può salvare. Ci resta come unica possibilità quella di preparare nel pensare e nel poetare ua disponibilità all’apparizione del Dio o all’assenza del Dio nel tramonto.

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Storia naturale di una famiglia

La casa editrice Einaudi è sempre l’Einaudi, non c’è che dire.
Eppure proprio non vedo come si possa elogiare un libro come quello di Ester Armanino. Mi sono fatto ammaliare da una recensione, non ricordo di chi, complice anche la voglia di voler mettere da parte la saggistica e leggere finalmente un romanzo.
Capisco che si tratta di un esordio di una giovane scrittrice genovese, ma proprio non riesco a coglierne la sostanza. Una prosa piuttosto banale, a metà tra romanzo di formazione e confessione intima, descrizione di un percorso di crescita che dal dolore assoluto conduce a spiragli forniti dall’amore adolescenziale.

Manca di freschezza, forse anche di idee, lascia solo abbozzate descrizioni ingenue di sentimenti ed emozioni di una bambina prima e di una giovane donna poi.

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