Poche cose sono fastidiose come la mancanza di chiarezza.
Si può certo procedere a tentoni come accade strisciando in un cunicolo, quella sarebbe certamente la modalità di percorrere sentieri nuovi, a patto che non si proceda per percorsi di cui si conosce già la fastidiosa meta.
Che senso avrebbe quindi imboccare sentieri che conducono a strade che non si vuole percorrere?
Non è necessario batterle tutte prima di fermarsi, capirlo e cambiare direzione.
Quale dispiego di energie, risorse questo sarebbe!!
Eppure si ha sempre l’impressione che lo scenario possa cambiare, che il cunicolo poi non è così oscuro, che la meta possa sembrare diversa da qualla che ci si aspettava.
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non dimenticare
Le azioni anche se sono prive di effetto non per questo risultano prive di significato.
George Orwell
l’ubicazione del bene
A distanza di due anni dalla lettura di quello che onestamente è il libro italiano più bello che abbia letto negli ultimi anni, mi decido a pubblicare queste poche righe di commento ad un’opera sagace, lucida capace di restituirci come non mai, l’angoscia della ricca urban sprawl che la media borghesia italiana sta costruendo attorno alle grandi città.
Il linguaggio riflette la struttura del pensiero, questo fatto è assolutamente evidente nella tagliente collana di racconti di Giorgio Falco. Un linguaggio sbiadito, dalla sintassi elementare, che finisce per riflettere in maniera nitidissima il vuoto della nuova periferia milanese, in cui la piccola borghesia sempre più impoverita si è rifugiata tentando di scappare dalla città.
Nove racconti brevi, il cui filo conduttore è da un lato il luogo: Cortesforza non-luogo di nuovissima costruzione a 18 km da Milano, tessuto urbano senza storia e scarsissima dignità architettonica la cui unica funzione è quella di fare da sfondo ad esistenze sbiadite vittime della contingenza economica ineludibile e che non lascia scampo. L’altro elemento conduttore è il vuoto. Un vuoto fatto di villette a schiera per cui ci si è dovuti indebitare per il resto della propria vita. Ma anche il vuoto di esistenze che non trovano compimento, che si dibattono accompagnate da un avere smesso di aspirare alla felicità tendendo verso un possibile quanto deludente surrogato. Fa da sottofondo il rumore di asciugatrici che non riusciranno mai a fare il lavoro del sole e del vento, prato inglese ingiallito e collinette artificiali costruite per movimentare il paesaggio piatto della campagna lombarda.
terra e cielo
Perchè, mi chiedo spesso, si arrischia così raramente ciò che è immediato e ciò che è difficile?
Perchè nell’architettura recente si riscontra così poca fiducia nelle cose più peculiari che distinguono l’architettura: il materiale, la costruzione, il sorreggere e l’esser sorretto, la terra e il cielo; così poca fiducia in spazi liberi di essere autenticamente tali; spazi in cui si ha cura dell’involucro spaziale che li definisce, della consistenza maetriale che li caratterizza, della loro capacità di ricezione e di risonanza, della loro cavità, del loro vuoto, della luce, dell’aria, dell’odore?
Peter Zumthor
Terike Haapoja ~ Kiasma
Terike Haapoja ha ripreso con una video camera ad infrarossi il corpo di un animale morto. Le parti in rosso sono quelle dove il calore e’ ancora presente, calore che lentamente si dissipera’ lasciando la sagoma dell’animale priva di colore.