Ammetto una certa trepidante attesa per questo saggio di Borgna, psichiatra finissimo e mente eccelsa, uno dei pochi che ha abbracciato insieme al compianto Bruno Callieri, la psichiatria fenomenologica in Italia.
Il saggio intende indagare il tempo, nella sua dimensione enigmatica, costitutiva, strutturale dell’esistenza, passando in rassegna il concetto di tempo da Agostino di Ippona a Sergio Corazzini, in una maniera trasversale e poetica.
Io però credo che Borgna tocchi il problema a volte in maniera un pò didascalica, ma non vada fino in fondo. Provo a spiegarmi meglio: oltre la distinzione tempo della vita, tempo dell’orologio, tempo oggettivo, tempo soggettivo, finisce per raccogliere contributi interessantissimi per una buona bibliografia sul tema ma non raggiunge il fondamento ultimo.
Un saggio che finisce per configurarsi come compilativo, con un interessante prospettiva di fede laica, con dei vivi sussulti poetici ma a mio avviso ripeto sfiora, tocca, lambisce, ma non individua.
Qualche esempio? Borgna in 205 pagine cita Heidegger in una sola occasione rifacendosi ai Concetti fondamentali della metafisica, neanche una parola su Essere e Tempo, manca un riferimento vero ad Husserl, non tocca minimamente Paci ma la cosa più difficile da capire per me è il non aver nemmeno sfirorato la II inattuale di Nietzsche.
La parte più proficua dal mio punto di vista riguarda il tempo e la psicopatologia, avendo personalmente considerato sempre l’anima che si ammala soprattutto in relazione alla propria temporalità più che alla propria corporeità (schizofrenie varie). Oltre il bellissimo e famoso lavoro di Minkowski sull’argomento, seguono elementi descrittivi, in cui personalmente non trovo le domande che mi sono sempre riproposto di indagare.
Da Borgna mi aspettavo un lavoro più rigoroso, incisivo.
Peccato Professore.